Nell’Atlantico Nero con gli Ayom

Per settimane ho pensato a come introdurvi questa seconda sessione Cafuné.
E devo dire che mi sono venute in aiuto le parole di un poeta, uno scrittore mozambicano pluripremiato in Europa, in America e anche in Africa. Il suo nome è Mia Couto.
In una delle sue poesie, lui scrive:

"Existo onde me desconheço" Esisto dove non mi conosco

Quanti di voi si riconoscono in queste parole, o quanti di voi stanno riflettendo sulle verità di queste parole?
Noi siamo, ed esistiamo, quando ci avviciniamo allo sconosciuto, all’ignoto. All’altro, se vogliamo. Nell’esatto momento in cui lasciamo spazio allo sconosciuto, all’ignoto e all’altro, ecco che l’universo ci inonda con poesia e meraviglia che si manifestano. Ed è così che, silenziosamente, nella piccola vita di Cafuné sono entrati coloro che hanno permesso che questa seconda sessione si tenesse in questa splendida Masseria, in questo splendido scenario, che racchiude secoli di storia e che oggi ne sta scrivendo una nuova.
Ringrazio Dafne, Vincenzo e tutta la famiglia Trisolini. Grazie! Perché l’amore è questo spazio.
Dunque, dicevo, “Existo onde me desconheço”/Esisto dove non mi conosco. O detto in un’altra maniera, l’arte di conoscere l’altro.
Questa sera siamo immersi in piena Valle D’Itria, tra muretti a secco, Parco delle Pianelle, trulli, box Pugliesità per avvicinarci all’altro. Ad una, o meglio, a più culture che magari non conosciamo o crediamo siano molto diverse dalla nostra.
Loro sono il gli AYOM e nel loro nome inglobano già un concetto potente: fusão, fusione. La loro musica ha la capacità di raccontare quanto lei, la musica, sia vita e risultato di culture e tradizioni apparentemente diverse.
Dal Brasile, terra sincretica, dal profumo di patchouli e mango sparso intorno a questa piccola arena, viaggeremo verso l’Angola coi suoi ritmi insoliti per poi approdare a Capo Verde, terra del Funaná e della Morna di Casária Évora. Tutto questo intrecciandosi con le nostre di tradizioni. Riuscendo così a raggiungere il vostro, il nostro, di cuore. E il senso più profondo di condivisione. In un unico momento, diffuso e infinito. Finché dura … perché, come diceva un grande scrittore e padre della bossa-nova in Brasile Vinícius de Moraes:

In tutto per il mio amore sarò premuroso
davvero, e con tale zelo, e sempre e tanto
Che anche davanti al più grande incanto
Di questo s’incanti ancor più il mio pensiero

Voglio viverlo in ogni vano momento
E in sua lode diffonderò il mio canto
E riderò il mio riso
E verserò il mio pianto
Per il suo dolore o sua gioia

E così, quando più tardi mi verrà a cercare
Chissà la morte, angustia di chi vive
Chissà la solitudine, epilogo di chi ama

Io possa dirmi sull’amore (avuto):
Che non sia immortale, posto che è fiamma
Ma che sia infinito, finché dura.

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